26 maggio 2014

L' AMORE NELL'ANTICA INDIA



L'amore dell' antica India  in un Millennio Einaudi. 
 
Giuliano Boccali

L'amore ai tempi di Krishna  
Affidata a traduttori di grande esperienza e sensibilità, ciascuno specializzato nel genere dei testi di cui è responsabile, esce ne «I Millenni Einaudi» un'antologia di letteratura indiana d'amore curata da Fabrizia Baldissera; la studiosa, di fama internazionale, mette qui a frutto le sue vaste letture, non solo indiane, e il suo pluridecennale impegno di ricerca.

L'introduzione da lei premessa ai testi è ricchissima di elementi culturali e interpretativi, religiosi, sociali, giuridici, scientifici, letterari, critici, davvero preziosi per l'intendimento di quello che il titolo del volume felicemente chiama l'«Universo di Kama». Forse si sottintende che l'universo tout court appartiene a Kama, Amore, più esattamente Desiderio, Cupido come in latino: il suo potere lo ha generato e lo domina con effetti contrastanti, deliziando o tormentando gli esseri senzienti, dèi e dee inclusi, o fornendo loro energie insostituibili nell'itinerario della conoscenza. 


Qui è forse la cifra originale dell'eros in India: l'inimitabile identificazione delle forze che seducono e irretiscono nella fantasmagoria affascinante ma illusoria della manifestazione (e quindi fatalmente del dolore), con quelle che permettono lo sviluppo e la realizzazione più alta, dal piano estetico all'accesso definitivo alla realtà spirituale eterna, oltre ogni forma. 


L'amore investe così e permea tutti gli aspetti della natura, della personalità umana ed evidentemente della cultura, figurativa e letteraria innanzi tutto. Alla prima il Millennio einaudiano dedica le suggestive miniature che lo adornano, mentre i testi scelti da Baldissera spaziano dagli inni religiosi del Rigveda e magici dell'Atharvaveda, alle mitiche storie coniugali dell'epica, al teatro, con la commovente vicenda di una cortigiana di buon cuore, a uno dei più famosi romanzi dell'India classica, inedito in italiano, all'ars amandi in una delle numerose declinazioni, alle vicende allegoriche di Krishna, il "divino amante" dalla carnagione blu scura, ma anche alle prescrizioni dei più celebri trattati di medicina, fino alla «gentiliezza amorevole» della tradizione buddhista.
Con questa la raccolta si chiude, molto opportunamente a mio parere, alludendo a dimensioni dell'amore feconde, insostituibili per l'India, per le civiltà asiatiche e oggi per l'intera umanità con la diffusione occidentale del Dharma.


Nel "mare dei testi" possibili, l'antologia offre così uno sguardo completo e adeguatamente sfaccettato attraverso il prisma di opere emblematiche. Ne fa parte anche una scelta di strofe singole, tratte a loro volta da un'antica famosissima antologia e tradotte da chi scrive: alcune sono riportate qui e costituiscono un'introduzione diretta ai moduli della lirica. 
Non troviamo Saffo o Catullo, nulla è più lontano dalla sensibilità indiana antica dell'evocazione della propria esperienza personale dell'amore. Tutti i protagonisti femminili e maschili delle strofe, infatti, non hanno volto, né storia psicologica; la poesia indiana evoca l'amore di un uomo e di una donna astratti, ma lo evoca concretamente attraverso situazioni e indizi esemplari: l'incontro, gli sguardi, l'innamoramento e la timidità della donna, l'oscillazione fra il timore di soffrire e l'attrazione irresistibile, l'abbraccio sensuale, trionfante dell'amore fortunato, «in unione» secondo l'espressione caratteristica della critica coeva.

Nelle strofe di Sonnoka, l'amore è ritratto nella posizione con la donna sopra l'uomo: la tradizione indiana la considera quella più piacevole per entrambi i partner, possibile solo se fra loro esistono anche affetto e confidenza senza limiti, ricompensa perfino di buone azioni compiute nelle vite passate... si potrebbero anche oggi trarre da questo "indicatore" elementi sul proprio comportamento in precedenti rinascite? Chissà.

Un'altra curiosità poetica: fra gli indizi dei diversi stati della passione e della relazione, figura tra i prediletti il levarsi della pelurie per il desiderio, come nelle strofe di Viryamitra dove rappresenta "il sigillo" di un fascino che irrimediabilmente soggioga.


Il Sole 24 Ore – 25 maggio 2014

L'universo di Kama
Testi d'amore dell'antica India
Einaudi, 2014

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